Sette anni dopo quella campanella tra Enrico e Matteo


— Il cambio di Governo col passaggio della campanella tra Letta (Premier uscente) e Renzi (il subentrante).   

 

Enrico Letta e Matteo Renzi.

Mai dire mai. Nella vita e nella politica tutto ritorna. Sempre! Sette anni dopo quel fatidico passaggio di campanella rancorosa tra Enrico Letta Presidente del Consiglio uscente e Matteo Renzi, nuovo Premier con ambizioni e idee innovative (a suo dire), oggi i due si sono rivisti faccia a faccia per circa 40 minuti nella sede Arel. Tanti sono stati i punti in comune dal punto di vista politico, anche se parecchie divisioni sono sorte quando si è parlato dell’alleanza con M5S. D’accordo sul sostegno al Governo Draghi e alla priorità della campagna vaccinale, ma no su quanto riguarda il M5S che Enrico Letta ritiene importante nel contrastare la destra rappresentata da Lega e Fratelli d’Italia, i quali continuano ad avere i numeri di una maggioranza politica in Italia che bisogna contrastare con idee innovative per la ricostruzione di questo nostro Paese che si trova in condizioni difficili dal punto di vista economico e sociale. Questo è stato il tema nevralgico tra i due leader di Pd e Italia Viva che hanno focalizzato il loro dire sulle amministrative d’autunno, per il quale urge programmare e impostare alcune soluzioni di rilievo. Del resto, questo è il punto nevralgico su cui Enrico Letta e il Pd puntano per lavorare tenacemente durante il mese di aprile. Onestamente non sappiamo come due che per molto tempo si sono guardati in cagnesco possano promettere intese politiche di vario genere. Tuttavia, l’apertura di Enrico Letta, politico di alta levatura cultural democratica, lascia pensare che al di là di quanto sia accaduto tra i due leader dal punto di vista etico politico e forse anche dell’antipatia a prescindere, ci sia una sorta di apertura per il bene della sinistra del Paese. Ma questa divergenza insanabile su M5S dovuta alla non apertura di Matteo Renzi, dimostratosi rigido a ogni eventuale dialogo, lascia pensare che proprio questo possa essere il nodo cruciale per un’intesa tra Pd e IV che non si potrà fare. Più possibilista Enrico Letta, più fautore del NO secco Matteo Renzi. E chissà se tutto ciò che c’è stato tra i due leader sette anni fa, che ha manifestato rancore in Letta per quanto Renzi avesse detto e fatto per entrare nel ruolo di Premier nel governo di allora, non sia ancora presente e si sia manifestato attraverso gli sguardi. Proprio come in genere si fa fra chi fa finta di avere dimenticato tutti i torti subiti, ma che nobilmente li mette da parte per il bene del Paese. Vedremo cosa accadrà, anche se noi pensiamo che Enrico Letta per portare avanti il programma del nuovo Pd debba in qualche modo proseguire con le sue idee, senza contare troppo sull’appoggio di Renzi. Almeno per quanto riguarda l’intesa del Pd con il nuovo M5S di Giuseppe Conte.

Salvino Cavallaro

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